Claudio Baglioni torna in scena ma alla sua maniera. Il cantautore sorprende tutti e annuncia uno spettacolo multimediale che andrà in streaming a marzo. L’ispirazione parte dal suo ultimo album “In questa storia che è la mia” che in due mesi dall’uscita ha totalizzato oltre due milioni e mezzo di stream e 50.000 copie fisiche vendute.
Il notevole risultato raggiunto ha spinto Baglioni ha reagire a questo strano silenzio che l’emergenza della pandemia impone. Intervistato da Repubblica dice: “Da settimane pensavo di fare qualcosa che ci permettesse di rientrare in zona operativa, ho rispolverato l’idea di rappresentare un album. Il mio ultimo è un concept album, una storia raccontata con le dinamiche narrative di un’opera popolare. Ho pensato di andare in scena con gli organici e le sezioni di una grande orchestra unita a una band ritmica e elettrica, e di farlo a febbraio con un po’ di prove e registrazioni prima delle rappresentazioni al Teatro dell’Opera di Roma”.
Il porgetto impiegherà un bel po’ di forze: “In tutto saremo 188 persone, un bel numerino: 76 musicisti, 69 coristi cantanti e 43 tra ballerini e performer. Ci ispiriamo alla vecchia concezione del teatro totale. Mi ci sono avvicinato altre volte ma mai in spazi così classici”.
Quello di Baglioni è un progetto ambizioso ma, sottolinea Claudio: “è proprio questo il momento di sperimentare cose diverse. Senza pubblico, useremo il palco e le sue prossimità, foyer, scale, corridoi, camerini. Una scena aperta a tutto lo spazio, utilizzeremo i costumi e le scene dell’Opera per integrare, evocandola, anche la grande tradizione del teatro lirico. Non un concerto, dunque, ma uno spettacolo in streaming”
Nella dimensione teatrale dello spettacolo c’è una ricerca della fisicità che va oltre la canzone: “Le emozioni sono legate al corpo, alla pelle, comprendono il tremore, la vibrazione, il freddo, il caldo. Ora divento nostalgico, ma che tutto questo oggi venga meno è terribile, ha fatto tramontare la centralità della musica a favore di altro. I “contatti” non sono il contatto. Io cerco l’emozione come i filosofi cercano l’uomo, come il cercatore va a caccia d’oro. È questione di sopravvivenza, o cerchi o smetti. Però, se negli ultimi vent’anni ho spesso fatto le prove del gran finale, da quattro o cinque anni non penso più a “chiudere” ma a vivere questa meravigliosa vicenda artistica e umana”.
Sullo stato della musica italiana Baglioni racconta anche della sua esperienza come direttore artistico del festival di Sanremo, che ha anche condottope r due anni: “La canzone sta vivendo una fase vitale ma non c’è la stessa vitalità in altri campi. La tv non è così coraggiosa, la letteratura non mi sembra. A “la musica salverà il mondo” non ci credo, ma può consegnarti spunti e stimoli, se si riuscisse a trasferirli anche ad altri settori potrebbe andare meglio”.
Claudio Baglioni racconta anche i suoi progetti dopo lo streaming dello spettacolo dal Teatro dell’Opera: “Ci prepareremo ai concerti dell’estate, antologici, con i cinquant’anni di repertorio oltre alle nuove canzoni, nello spazio di Caracalla”.
Angela Tangorra