BARI – Già prima della comparsa del covid19 si ragionava su come contribuire per favorire nel nostro territorio stili di vita e di viaggio slow, intesi non solo come buoni, puliti e giusti, in accordo col movimento Slow Food, ma anche in piena sintonia col pensiero di Alex Langer, con la sua proposta di una radicale conversione ecologica fondata sul rovesciamento del motto olimpionico Citius, Altius, Fortius (più veloce, più in alto, più forte) in Lentius, Profundius, Soavius (più lento, più profondo, più lieve). Si ragionava sulla necessità di cooperare invece che competere, di fare comunità, condividendo esperienze, problemi, risorse, conoscenze. E, con l’avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) finalizzata all’elaborazione degli strumenti di attuazione del Parco Naturale Regionale Fiume Ofanto, si focalizzava sulle opportunità offerte dal patrimonio naturale e culturale legato al territorio ofantino.
Un anno di pandemia ci consegna un’emergenza diventata cronica che si somma a una crisi già in atto, sociale, economica e ambientale. In una parola: culturale. Gli enormi effetti su ogni aspetto della nostra società e della nostra vita hanno dimostrato ancora una volta il valore dei soggetti che, giorno dopo giorno, praticano la solidarietà, risultando indispensabili nel garantire prima di tutto sicurezza affettiva, nel proteggere le persone che si sentono perse e vuote, le più fragili. È questo il paradigma culturale da diffondere e praticare, al centro vi troviamo persone, ecosistema e relazioni, anziché profitto e individualismo; qualità, autenticità e diversità, anziché quantità, consumo e omologazione.
Dinamiche inclusive e in divenire che cercano nei territori e per le comunità le risposte non solo alla disoccupazione e allo spopolamento ma anche alle depressioni, alle ansie e alle paure che disturbano il nostro benessere. Se ci guardiamo attorno non possiamo non renderci conto che il nostro territorio è rappresentato dall’Ofanto, fiume che attende da troppo tempo di tornare al centro della nostra comunità e di farci esclamare nuovamente “nui sime ofantine!”.
Slow Ofanto si propone di analizzare i sistemi sociali, culturali, ambientali ed economici, per poi riprogettarli e renderli più forti, sani, inclusivi e sostenibili, forieri di buone pratiche a favore delle generazioni presenti e future, con particolare attenzione al sociale e terzo settore. Progettualità in comune e in divenire, che necessita di alleanze e collaborazioni, di un impegno comune, a più voci e a più a mani.
La conoscenza è elemento imprescindibile per supportare responsabilità e impegno. Per questo l’associazione Slow Life & Travel cura e promuove #slowOfanto, un bollettino multimediale finalizzato a diffondere informazioni, storie e protagonisti del territorio ofantino. Una realtà, quella di #slowOfanto, che ha tra le sue caratteristiche, quella di evitare, nei limiti del possibile, le cosiddette <fake news> e diffondere, attraverso la condivisione del link, informazioni riguardanti l’intero bacino del fiume. Un contesto in cui trasparenza e correttezza hanno la priorità in quanto l’obiettivo è la circolazione dei fatti, dei progetti, delle proposte, delle idee.
L’invito è a seguire i social network (facebook e instagram) di Slow Ofanto e di scriverci (slowofanto@gmail.com) per raccontarci sogni e bisogni e offrirci conoscenze e competenze al fine di concretizzare progetti e valorizzare il patrimonio naturale e culturale dell’Ofanto.
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