La polemica sulla norma anti-licenziamenti prima inserita nel decreto Sostegni Bis e poi eliminata non si ferma. La mediazione non è facile per il Governo. Da un lato i sindacati, dall’altro Confindustria.
Il ministro del Lavoro, Orlando, in una conferenza stampa del 20 maggio, aveva confermato che la proroga al divieto dei licenziamenti sarebbe arrivata fino al 28 agosto per tutte le aziende. A quel punto, Confindustria avrebbe espresso enormi perplessità: gli aiuti di Stato per la cassa integrazioni Covid finivano il 30 giugno, ma il divieto ai licenziamenti sarebbe stato prorogato per altri 60 giorni.
La soluzione e la mediazione, secondo il presidente del Consiglio Draghi, sarebbe semplice e migliorativa, in linea con il resto d’Europa. Le piccole aziende potranno ancora fare uso della cassa integrazione Covid senza licenziare fino al 28 agosto, invece le grandi imprese potranno licenziare già dal primo luglio, ma se non lo faranno, preferendo la classica cassa integrazione ordinaria o straordinaria, non dovranno pagare l’addizionale fino al 31 dicembre. Quindi, in pratica, una sorta di incentivo a non licenziare.
Basterà? I sindacati sono già in rivolta. Secondo il leader Cgil Maurizio Landini la partita non è chiusa: “Continueremo a chiedere la proroga, non è il momento di aprire altre fratture sociali” ha dichiarato.
Una soluzione debole, che non riuscirà ad arginare lo tsunami sociale che si verrà a creare è, invece, il parere di Luigi Sbarra, segretario della Cisl. Sul tema è intervenuta anche la Conferenze Episcopale Italiana: “Chiudere all’improvviso l’ombrello delle protezioni farebbe galleggiare molti morti” ha detto il vice presidente della Cei, il vescovo di Novara Brambilla.
Gianvito Magistà