In un caso, il medico dell’Inps avrebbe anche accertato l’idoneità lavorativa dei dipendenti di un imprenditore balneare
Rilasciavano il certificato di invalidità in cambio di danaro e altre utilità, anche senza visita medica. A Foggia, polizia e guardia di finanza hanno arrestato un medico legale di 60 anni, componente della commissione invalidità dell’INPS, un funzionario amministrativo di 44 anni della sede foggiana dell’ente previdenziale e un 40enne, dipendente di un patronato Caf locale. I tre sono finiti ai domiciliari.
Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falso ideologico e materiale, truffa ai danni dell’INPS. Risultano indagati anche coloro che hanno ricevuto il riconoscimento.
Diversi gli episodi riscontrati. In particolare, si è accertato che una donna, conoscente del dipendente del patronato, grazie alla sua intercessione, avrebbe corrisposto mille euro al medico dell’INPS e un telefono di ultima generazione, di pari valore, al funzionario amministrativo dello stesso ente, in cambio del riconoscimento dell’invalidità totale al suocero, senza che su quest’ultimo venisse eseguita alcuna visita medica.
Un altro episodio corruttivo accertato riguarda la promessa del pagamento di 3mila euro da parte di un’altra donna, un’avvocatessa, che avrebbe elargito, a titolo di anticipo, 1.700 euro, in favore del medico dell’INPS, quale componente della commissione d’invalidità, e dei due intermediari, perché l’invalidità di un suo genitore si trasformasse in permanente.
Dalle indagini è emerso anche che il medico dell’INPS, per favorire un imprenditore del settore balneare di Manfredonia, avrebbe attestato falsamente l’idoneità lavorativa di 7 dipendenti dell’imprenditore, redigendo falsi certificati predatati, in assenza di alcuna effettiva visita medica.
Infine, viene contestato che il medico dell’INPS, al fine di trarre un ingiusto profitto, ha attestato falsamente la propria presenza in ufficio, percependo compensi per attività lavorative che, invece, non aveva svolto.
L’indagine prende avvio dall’incendio di un’autovettura, avvenuto nell’estate del 2019, di proprietà di una dottoressa che collaborava con l’INPS. Gli inquirenti, attraverso le immagini di alcuni impianti di video sorveglianza, sono riusciti a documentare l’origine dolosa dell’incendio, appiccato da un uomo.
Approfondimenti investigativi venivano esperiti per accertare l’esistenza di pratiche illegali presso la locale sede dell’INPS. Le operazioni di intercettazione consentivano di accertare un intreccio di rapporti e di cointeressenze tra il medico legale dell’INPS, il funzionario amministrativo dello stesso ente e il dipendente del patronato CAF, nei riguardi dei quali sono emersi plurimi e gravi elementi di colpevolezza, per effetto dei quali è stata emesso l’odierno provvedimento restrittivo.
Difatti, costoro agivano in un contesto caratterizzato da un notevole impiego di criteri preferenziali e clientelari. In particolare, nella gestione delle invalidità civili, operavano non solo medici e funzionari dell’INPS ma anche soggetti terzi, quale il dipendente del patronato CAF. Era stato messo in piedi un sistema imperniato sulle figure del medico e del funzionario dell’INPS al quale si aggiungevano, di volta in volta, l’esponente del patronato ed altre persone occasionalmente interessate che, conoscendo la prassi, si rivolgevano ai predetti, essendo gli stessi ben inseriti nel sistema illegale.
Stefania Losito
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