Antichi strumenti di pesca sparsi lungo le coste pugliesi dal Gargano fino al barese, i trabucchi sono strutture dal fascino marittimo che s’ergono sulle rocce o sulle spiagge da cui si poteva ammirare l’alba e, lavorando, anche il tramonto. Conosciuti anche come trabocchi o bilance, vere macchine da pesca risalenti a più di un secolo fa, erano utilizzati dai pescatori lungo i vari insediamenti costieri per ottimizzare il loro lavoro attraverso un complicato sistema di leve ed argani. Il loro nome pare derivi dal latino Trabs, che significa trave.
Solitamente eretti nei pressi delle coste, lungo braccia marittime artificiali o su promontori, concedevano la possibilità di cacciare specifiche tipologie di pesce senza la necessità di dover uscire per mare qualora le condizioni non lo permettessero. La costruzione prevedeva una struttura in legno realizzata come una piattaforma con delle estremità protese verso l’esterno (antenne), su cui solitamente faceva perno una grande rete a maglie strette detta trabocchetto. Venivano realizzati abitualmente con tronchi di pino di Aleppo, albero tipicamente diffuso lungo le terre adriatiche e particolarmente resistente all’usura delle onde marine e della salsedine, oltre che al tipico maestrale che sferza queste zone. Il tutto veniva realizzato a favore di corrente, così da diminuire al più possibile la resistenza e per facilitare la cattura dei pesci, la struttura così ottenuta permetteva di raggiungere agevolmente fino ai cinque metri di distanza e di profondità pescando a vista.
Quando sono nati i trabucchi
La loro origine pare risalga ai tempi dei fenici, classificandoli come uno dei mezzi per la pesca tra i più antichi del mondo, sfruttati fino a poco tempo fa ancora in terre nostrane. Per il Parco Nazionale del Gargano ogni trabucco è considerato patrimonio monumentale e di conseguenza tutelato. Alcuni di essi sono anche stati risistemati e ridefiniti come attività commerciale, difatti è possibile trovarvi all’interno ristoranti nei quali si possono gustare piatti tipici sospesi sul mare al tramonto; altri sono bellezze da conservare per la loro struttura e il loro posizionamento strategico.
La tradizione vuole che i primi ad utilizzarli in Italia furono gli abruzzesi ed il primo trabucco documentato ivi esistente risale al XVIII secolo. La loro bellezza fu tale che anche D’Annunzio, ammirandone uno, vi dedicò un passaggio ne Il trionfo della Morte (1894). Tuttavia è nel Gargano che la loro diffusione ha avuto una crescita improvvisa, per le condizioni geografiche favorevoli insieme all’importanza della pesca nel territorio (36 trabucchi solo tra Peschici e Vieste). Erano presenti anche nei territori più a sud, verso il barese, ad esempio a Barletta ne sopravvive ancora uno, ve ne erano quattro a Trani ed uno a Molfetta.
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