“Andy Warhol e tracce sul Novecento”, dal primo agosto al 30 settembre a Vieste

La Redazione
“Andy Warhol e tracce sul Novecento”, dal primo agosto al 30 settembre a Vieste

La Mostra a cura di Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei si terrà presso il Museo Civico Archeologico “Michele Petrone”

VIESTE (FG) – Il Museo Civico Archeologico “Michele Petrone” di Vieste , dal 1 agosto al 30 settembre 2022 ospiterà un’imperdibile mostra dedicata ai più grandi maestri del Novecento, curata da Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei: “Andy Warhol e tracce sul Novecento”. L’inaugurazione si terrà venerdì 5 agosto 2022, alle ore 19.30 alla  presenza del Sindaco di Vieste Giuseppe Nobiletti e dell’Assessore alla cultura Grazia Maria Starace.

Il ricchissimo repertorio comprende circa trenta prestigiosi capolavori di artisti internazionali, articolati entro un percorso espositivo che, partendo dagli anni Trenta, ci offre uno spaccato dell’evoluzione artistica fino ai nostri giorni. Gli osservatori potranno fare esperienza di un itinerario artistico sorprendentemente vasto e differenziato, a partire dalla splendida Natura morta (1953) di Giorgio Morandi (1890-1964), una matita su carta che suggerisce, attraverso il tratto leggero del disegno, un’autentica poesia delle cose, quasi una sacralità con cui posiziona i suoi oggetti fuori dal tempo, in un’eterna immobilità.

La curatrice Sara Maffei illustra i contenuti della mostra:

Del metafisico Giorgio de Chirico (1888-1978) il Museo pugliese ospita Biro su Carta (1964), un abbozzo di personaggi della messinscena de Il Prigioniero di Dallapiccola.

Del grande genio del XX secolo Pablo Picasso (1881-1973) è possibile ammirare la celebre Madame Ricardo Canals (1966), litografia a colori su carta intessuta, firmata e numerata dal maestro in cui il volto austero della donna è avvolto dalla predominanza del nero, dal quale emerge con autorevole fissità di sguardo.

Si mostra in tutta la sua irriverenza la serigrafia Ladies and Gentlemen II.130 (1975) del massimo rappresentante della Pop Art americana Andy Warhol (1928-1987), parte di una provocatoria serie di 10 tele realizzate in edizione limitata di 125 esemplari – firmati e numerati in originale. Il soggetto, con lo sguardo sfrontato e diretto verso chi guarda, è dapprima fotografato con una polaroid ed in seguito dallo scatto è realizzata la serigrafia, completando il tutto con larghi tocchi di colore. Con questa serie l’artista prende le distanze dagli iconici ritratti dedicati alle celebrità, fotografando le drag queen al The Gilded Grape, il night club di New York sulla West 45th Street, e consentendo l’ingresso nell’arte a figure ai margini.

Restando sull’onda della Pop Art italiana ed europea, incontriamo Smalti e acrilico su tela (1990) di Mario Schifano (1934-1998), principale esponente della Scuola di Piazza del Popolo. Egli si allontana dalle fredde immagini patinate di Warhol, dando all’atto creativo un accento più emotivo, ravvisabile nelle pennellate irregolari, testimoni della materialità del gesto pittorico. Appartengono alla medesima scuola anche Giosetta Fioroni (1932) e Valerio Adami (1935), dei quali la mostra presenta rispettivamente Bambino (1969) e Dedica (1970).

Al movimento della Scuola di Piazza del Popolo si avvicina anche Jannis Kounellis (1936-2017), importante esponente dell’Arte Povera e del quale si può osservare una Tecnica mista su carta (1999): fautore di un’arte intesa come uscita dal quadro in cui l’artista passa dalla rappresentazione alla presenza, nei suoi disegni si nasconde il substrato più intimo e profondo di sé, in un horror vacui di traiettorie confuse sulla superficie bianca.

È a Lucio Fontana (1899-1968), ideatore dello Spazialismo, che si deve un’autentica rivoluzione spaziale, attraverso incisioni e tagli nella tela, alla ricerca di possibilità inedite oltre il quadro. Con lui la tela smette di essere un supporto, divenendo materia plasmabile, modificabile, oltrepassabile e in grado di inglobare lo spazio nell’opera d’arte. La serigrafia con incisioni intitolata Concetto spaziale (1965), presente in mostra, è firmata e datata in basso a matita.

Con Alberto Burri (1915-1995) ed Enrico Castellani (1930-2017) il processo creativo risponde alla necessità di esprimersi in maniera totalmente libera, fino ad intaccare la normale configurazione dell’oggetto e del supporto. Entrambi sviluppano l’eredità di Lucio Fontana, trasformando la bidimensionalità della tela in uno spazio fisico e concettuale: il primo manipolando sacchi e plastiche attraverso processi di combustione, tagli e cuciture; il secondo facendo uso di superfici estroflesse e introflesse. Di Castellani la mostra accoglie Superficie bianca (1969), opera che offre una partecipazione attiva, invitando lo spettatore ad indagare realtà intime mai esplorate, essendo, quelli dell’artista, lavori portatori di una notevole carica emotiva. Negli anni Sessanta, assieme a Piero Manzoni, dà vita alla Galleria Azimut di Milano. Esponente dell’informale materico, Burri dà un significato nuovo e poetico alla cosa banale e all’oggetto ritenuto uno scarto. Dell’artista è possibile ammirare Museo di Capodimonte (1978), opera appartenente alla Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Città di Castello 1986, con tiratura e firma in basso a matita.

Anche la Dadamaino (1930-2004) entra in contatto con gli artisti del gruppo Azimuth. Osservabile nel Museo è il suo Progetto per serigrafia (Inversione Cromatica) (1975), un acrilico su tela cartonata proveniente dall’Archivio Dadamaino in cui nega il colore, optando per un bianco totale da cui scaturisce un ritmo dinamico.

Fra gli altri artisti presenti presso il Museo Archeologico di Vieste incontriamo Fortunato Depero (1892-1960), Filippo de Pisis (1896- 1956), Fausto Pirandello (1899-1975), Graham Vivian Sutherland (1903- 1980), Guttuso (1911- 1987), Achille Perilli (1927-2021), Dennis Oppenheim (1938 – 2011), Keith Haring (1958-1990), Elio Marchegiani (1929), Piero Gilardi (1942), Sandro Chia (1946), Enzo Cucchi (1949).

Questi sono solo alcuni dei nomi degli artisti le cui opere presenzieranno presso il Museo Civico Archeologico “Michele Petrone” di Vieste nella stagione estiva. A completare la cospicua raccolta ci saranno anche capolavori di Baj, Frangi, Galliani, Nespolo e Pizzi Cannella.

 

Presso il Museo Civico Archeologico “Michele Petrone” (Lungomare Amerigo Vespucci, piazzetta Cappuccini) a Vieste

Dal 1 al 31 agosto
dal martedì alla domenica
18:30 – 23:30

Dal 1 al 30 settembre
dal martedì alla domenica
18:00 – 22:00

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