Perché Sanremo è Sanremo, o forse lo era. Questo Festival giunto alla 73esima edizione e partito ieri, già dalla prima serata ha tanto da raccontare e altrettanto da farsi scusare, come da previsione. Andiamo per ordine.
Per il quarto anno consecutivo a dirigere la kermesse musicale di punta targata Rai, l’eclettico e simpatico Amadeus che anche quest’anno sta dando dimostrazione di poter lanciare e rilanciare artisti di fama nazionale nel panorama musicale mondiale. È lui, infatti, quello che ha dato il “la” al successo planetario dei Maneskin, per esempio, vincitori del Festival 2021. Con lui sul palco dell’Ariston un’icona della musica italiana, Gianni Morandi.
L’esordio dello show ha avuto molti tratti su cui riflettere e fermarsi, fermarsi solo alla bellezza che per fortuna non è mancata, ma nessuno mai si sarebbe aspettato un fuori programma dai tratti squallido e volgare.
Inizio da applausi, tanti. Il presidente Mattarella in sala accolto da un pubblico grato e riconoscente per il massimo rappresentante istituzionale italiano e poi il monologo toccante e riflessivo di Roberto Benigni, sorpresa dell’ultim’ora ad aprire questa edizione. Libertà di pensiero, ripudio alla guerra e storia della Costituzione. Una lectio magistralis quella dell’artista toscano, arte nell’arte, culminata con un forte appello ad essere dei veri italiani che “masticano” tutti i giorni la Costituzione, la stessa sottoscritta dal papà del presidente della Repubblica 75 anni fa’, la stessa che ci rende migliori se rispettata.
Diverso il monologo di Chiara Ferragni, co-conduttrice con Amadeus e Morandi intervenuta a metà serata: tema interessante, la donna libera, ma con un’esternazione troppo soggettiva ed egocentrica per i più e una mise alquanto azzardata; il medley dei più grandi successi dei Pooh, superospiti, nel ricordo di Stefano D’Orazio, leader ed ex batterista dei Beatles italiani e poi l’eleganza di una delle attrici più gentili e professionali del jet-set italiano, Elena Sofia Ricci, bellissima nel suo outfit e nel suo eloquio.
I brani, 14 della prima serata, già tanto amati e discussi, ma va da sé che come ogni anno si dovrà attendere l’ultimo appuntamento per capire e scoprire il vincitore, intanto a tenere testa in classifica secondo la stampa ci sono Mengoni ed Elodie ed un encomio a furor di popolo al testo della canzone di Mr. Rain.
Oggi i restanti 14 artisti, ne sentiremo delle belle. Il fuori programma? Il nome è Blanco, un nome, ma da ieri sera non più una garanzia. L’ospite ed ex vincitore con Mahmood nella passata edizione, durante la sua esibizione sul palco, ha pensato bene di prendere violentemente a calci i fiori di ornamento della scenografia. “Non sentivo l’audio in cuffia”- il motivo del folle gesto secondo il ragazzo. Problema tecnico? Noi pensiamo ad un problema di altro genere. L’artista si è scusato l’indomani mattina, ma ci sembra, a conti fatti, più una commiserazione. Resta tanta amarezza.
Citando il mito di Domenico Modugno: “Penso che un sogno così non ritorni mai più”. Dove sei “vecchio festival”? Dove è finito quello spettacolo, dai tratti rigoroso, ma pur sempre popolare che ha dato i natali artistici a uomini e donne come Ranieri, Pausini, Albano e Romina, Battisti, Modugno solo per citarne alcuni.
Mai più! Mai più queste scene, mai più questo squallore, mai più su un palco prestigioso come quello del teatro Ariston quanto accaduto poche ore fa. Questo l’urlo del popolo italiano a cui ci accodiamo anche noi. Si, perché non tutte le ciambelle riescono col buco, è vero, ma questa volta la Rai ha fatto il “buco nell’acqua” con il “bebeblanco” e dunque necessitano scuse tutti i contribuenti del canone e magari poi potremo rivedere Blanco a Sanremo, chissà, in una veste più sociale e meno social, tra i fiori di un parco e con una bella tuta da lavoro a raccogliere e donare gli stessi, maltrattati senza motivo e pestati.
Va bene tutto, ma poi bisogna porre limite all’assurdo. Buon Festival a tutti, che vinca la musica e non il personaggio.
Stefano Patimo