L’Italia conferma il punteggio di 56 su 100 e occupa il 42esimo posto su 180 Paesi nella classifica sull’indice di percezione della corruzione (Cpi) stilata da Transparency International. La graduatoria, nel complesso, rivela che in più di un decennio la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi nell’affrontare la corruzione del settore pubblico. Oltre i due terzi dei Paesi ottengono un punteggio inferiore a 50 su 100 e più dell’80% della popolazione mondiale vive in Paesi con un indice al di sotto della media globale di 43.
“Il consolidamento del punteggio del nostro Paese nel Cpi 2023”, ha commentato Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia, “conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione”.
In Italia, ad oggi, rimangono aperte alcune questioni che continuano a incidere negativamente sulle capacità del nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. Dalle carenze normative che regolano il tema del conflitto di interessi tra pubblico e privato alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying e alla recente sospensione del registro dei titolari effettivi per arginare il fenomeno dell’antiriciclaggio.
In Europa, dal 2012, su 31 Paesi valutati solo sei, tra cui l’Italia, hanno migliorato il loro punteggio, mentre otto hanno registrato una diminuzione. Con un punteggio medio di 65 su 100, l’Europa occidentale e l’Unione Europea rimane la regione con il punteggio più alto nell’indice di percezione della corruzione, ma l’efficacia delle misure anticorruzione, secondo Transparency International, continua a essere compromessa dall’indebolimento dei sistemi di controlli e contrappesi sui vari poteri. L’indice di percezione della corruzione 2023 conferma l’Italia al 17esimo posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea.
Vincenzo Murgolo
Fonte Radio Norba