Caso Toti, le mancate dimissioni e la bufera politica. Crosetto: “Dubbi sulla tempistica dell’arresto”. Conte: “Incoerenza del centrodestra tra Liguria e Puglia”

La Redazione

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, da martedì agli arresti domiciliari per l’inchiesta per presunta corruzione che ha sconvolto la Regione, non parlerà davanti al giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni. Una scelta presa con il suo difensore, l’avvocato Stefano Savi che oggi lo accompagna in Tribunale per l’interrogatorio di garanzia.

L’arresto ha scatenato nel centrodestra il “garantismo” anche se le mancate, ad oggi, dimissioni del governatore potrebbero invece arrivare. “Sulle dimissioni di Toti vediamo cosa scaturisce dalle indagini”, afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli (Lega). Da Forza Italia, Giorgio Mulè ammette: “Se un presidente di
Regione è agli arresti domiciliari è abbastanza difficile che possa continuare ad amministrare la Regione”.
Difende Toti a spada tratta il ministro Guido Crosetto: “Con la logica usata per Toti (a cui non viene contestato alcun
vantaggio personale e privato) si possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti
pubblici. Suppongo potrebbero anche arrestare la maggior parte dei magistrati. La carcerazione preventiva non nasce come strumento di intimidazione o per aumentare l’audience di un’inchiesta – commenta il ministro della Difesa – nasce per impedire la reiterazione di reati gravi, la fuga o l’inquinamento delle prove. Non è questo il caso, tanto più che sono passati 5 mesi dalla richiesta di misure cautelari alla loro esecuzione e che, come ha dichiarato lo stesso Procuratore, l’accertamento dei fatti risale ad oltre un anno fa”, attacca l’esponente di punta di Fdi. E lo stesso ministro solleva perplessità sulla tempistica: “Quando vedo queste cose a un mese dalle elezioni qualche dubbio mi viene”.
Mulè, intanto, spiega che “la decisione” di Toti arriverà “all’esito di alcuni passi procedurali giudiziari e cioè l’eventuale revoca dell’arresto da parte del giudice o se, magari, la misura dovesse essere affievolita a fronte dei chiarimenti forniti”. Lucio Malan, capogruppo al Senato di FdI, chiarisce: “Noi rispettiamo il lavoro della magistratura che per adesso ha preso delle misure cautelari”. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati (fondatore con Toti del Movimento) si sbilancia: “Sono convinto che gli arresti potranno essere revocati”.
Dall’altro lato il pressing delle opposizioni per le dimissioni si intensifica. “C’è una responsabilità politica, indipendente dalla vicenda personale. È una follia che rimanga lì”, attacca il leader del M5s Giuseppe Conte. Per Carlo Calenda (Azione) Toti “non si deve dimettere per le inchieste”, ma è “la condotta eticamente inaccettabile” che deve condurlo a “trarre le conseguenze”.

“Io sono un garantista vero, non a fasi alterne come spesso capita in questo Paese – è il commento del presidente del Pd, Stefano Bonaccini – quindi è la magistratura che dovrà appurare quello che contesta. E toccherà a Giovanni Toti e agli indagati dimostrare di essere estranei alle accuse in alcuni casi anche pesanti. Io auguro a tutti di poter dimostrare estraneità e innocenza”. Bonaccini ha aggiunto: “Sul tema della tempistica non entrerei nel merito. Errani si dimise” e “un anno dopo fu riabilitato perché il fatto non sussisteva. Dico a Salvini mentre dice legittimamente queste cose” su Toti “Lega e FdI in Puglia hanno chiesto che venisse sciolto il Comune di Bari e hanno chiesto le dimissioni di Emiliano. Dovrebbero spiegare perché questa difformità”.

Stefania Losito

Fonte Radio Norba

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