Ci sono ancora punti oscuri nella vicenda dell’omicidio di Irene Margherito, la 47enne uccisa domenica pomeriggio sulla complanare della Statale 7 tra Mesagne e Brindisi, da un colpo di pistola alla testa. In carcere è finito il cognato 55enne, Adamo Sardella, accusato di omicidio e tentato omicidio, per aver ferito con la custodia di una katana anche l’attuale compagno di Irene. Sardella sarà ascoltato nella giornata di mercoledì durante l’udienza di convalida del fermo e potrebbe raccontare la propria versione dei fatti.
Insieme a lui, domenica, ci sarebbe stato il figlio di Irene Margherito, che a quanto pare vive con la famiglia del padre, scomparso alcuni anni fa, perché in rotta con la mamma. Il ragazzo non è indagato, ma avrebbe assistito alla scena.
È probabile, quindi, che l’aggressione sia scaturita da litigi interni alle due famiglie. Irene, che lavorava in una società di “security guard”, è rimasta in coma per alcune ore prima di essere dichiarata morta. Nella giornata di martedì sono stati espiantati i suoi organi per donarli ad altri pazienti.
Sardella è, invece, un carpentiere e viene descritto come una persona tranquilla. Dovrà quindi spiegare come e perché avesse a disposizione una pistola 7.65 con matricola abrasa. Non è nemmeno chiaro, al momento, se l’obiettivo principale fosse la donna o il suo nuovo compagno. O se Sardella abbia sparato per errore o per difendersi.
Tanti i messaggi di cordoglio e ricordo per Irene Margherito che sono apparsi sui social network. Ha commentato anche la figlia della donna, che a differenza del fratello aveva scelto di vivere con lei. “Mamma ti prometto che ti farò giustizia” ha scritto la ragazza.
Gianvito Magistà
Fonte Radio Norba