Avrebbero falsificato dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Acciaierie d’Italia S.p.A. prima che fosse sottoposta ad amministrazione straordinaria. Dieci persone, tra amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Adi, sono indagate per il reato di truffa in danno dello Stato. Perquisizioni sono state eseguite nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena sulla base di un decreto emesso dalla procura della Repubblica di Taranto.
Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per Adi consistito, da un lato, in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione al Comitato ministeriale di quote CO2 inferiori a quello che la società avrebbe dovuto restituire, dall’altro, nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle “aste pubbliche” dello Stato.
Secondo quanto accertato sinora, in relazione alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023, Acciaierie d’Italia avrebbe attestato, nel piano di monitoraggio e rendicontazione, falsi quantitativi di consumi di materie prime (fossile, gas, ecc.), di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento (“fattore di emissione” e “livello di attività”). Adi avrebbe inoltre dichiarato al registro Eu Ets (Sistema europeo di scambio di quote di emissione) un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, inducendo in errore il comitato ministeriale, che perciò assegnava gratuitamente allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per l’anno 2023, un ammontare di quote superiore a quello effettivamente spettante.
L’indagine riguarda il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione (Eu Ets), istituito dalla
Direttiva 2003/87/CE (Direttiva Ets), che costituisce il principale strumento adottato dall’Unione Europea per ridurre le
emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori in base al protocollo di Kyoto. Il sistema, precisano gli investigatori, si basa essenzialmente sul meccanismo del cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno.
Nelle perquisizioni si cerca documentazione amministrativa e contabile per ricostruire le procedure esaminate per stabilire l’esatta quantificazione delle quote effettivamente spettanti.
Stefania Losito
Fonte Radio Norba