Bitonto, a 15 anni non entra in classe: “Non mi vogliono”. E il sindaco lo porta con sé: “Ma il disagio giovanile va affrontato”

La Redazione

Stava passeggiando da solo, durante l’orario scolastico, in felpa bianca e pantaloni neri, zaino in spalla, quando il sindaco lo ha fermato: “Antonio (nome di fantasia) perché non sei andato a scuola?”. “Non mi vogliono”, è stata la risposta. A Bitonto, nel Barese, il sindaco Francesco Paolo Ricci, ha raccontato sui social la storia del ragazzino di 15 anni incontrato sotto casa. “Dopo qualche chiamata, accertamenti con l’istituto e aver compreso che c’erano delle difficoltà che non dipendevano dalla scuola – ha scritto nel post il primo cittadino – ho deciso di fargli trascorrere la giornata con me coinvolgendolo nei miei impegni quotidiani per amministrare la nostra città”. “Quanti Antonio ci sono nelle nostre comunità? – si è chiesto Ricci – giovani che vivono un disagio che impedisce loro di costruirsi una vita migliore? Questo disagio giovanile va affrontato con l’ascolto e un’analisi profonda delle ragioni, dei bisogni e delle fragilità dei nostri ragazzi – ha concluso – è giunto il momento che tutte le istituzioni assieme al Terzo settore si siedano attorno a un tavolo e avviino un percorso concreto. Non possiamo più aspettare”.

Queste parole non arrivano dal niente, piuttosto sono una reazione del sindaco dovuta anche al rinvenimento, proprio a Bitonto, nei giorni scorsi, nell’abitazione di un 17enne incensurato (indagato per favoreggiamento, ndr) èdella pistola con cui il 21enne Michele Lavopa, il 21 settembre, avrebbe ucciso la 19enne Antonella Lopez e ferito altri 4 giovani in un disco-bar di Molfetta, poco distante.

Stefania Losito

Fonte Radio Norba

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