Medioriente, Israele lancia 480 razzi in 48 ore in Siria: l’obiettivo è “smilitarizzarla” dopo la caduta di Assad
Israele gioca d’anticipo e lancia 500 razzi in aree aperte della Siria per “smilitarizzarla”. Con una maxi operazione aerea, denominata Fionda di Bashan (dal nome biblico della regione ovest della Siria), Netanyahu “ha distrutto “l’80% delle capacità militari siriane”, perché “non finiscano nelle mani dei jihadisti”, saliti al potere a Damasco dopo la fuga di Bashar al Assad. L’intenzione è quella di creare una zona demilitarizzata, oltre la Linea Alpha di confine, ma “senza una presenza israeliana permanente”, ha assicurato il ministro degli Esteri Israel Katz. “Se il nuovo regime in Siria permetterà all’Iran di tornare a stabilirsi o permetterà il trasferimento di armi a Hezbollah, risponderemo con forza e gli faremo pagare un prezzo pesante”, ha avvertito Netanyahu. “Siamo intenzionati a fare tutto il necessario per garantire la nostra sicurezza”, ha ribadito, spiegando di aver “autorizzato l’aviazione a bombardare capacità militari strategiche lasciate dall’esercito siriano”.
Contrario il presidente turco Erdogan, che ha sostenuto l’avanzata dei ribelli dell’Hts fino a Damasco, e secondo cui sarebbe una vera e propria “aggressione” più che una manovra difensiva, che mette a rischio la stabilità della Siria.
D’accordo con lui il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Erdogan, in una telefonata con la premier italiana Giorgia Meloni, ha ribadito come sia “imperativo che la Siria venga liberata dal terrorismo”. La presidente del Consiglio ha convenuto sull’importanza di “preservare l’unità e l’integrità territoriale della Siria, assicurando una transizione pacifica” e insistito “sull’assoluta necessità di garantire l’incolumità dei civili”. Per questo, Meloni ha convocato per venerdì una riunione virtuale del G7: inizialmente previsto come vertice di fine presidenza di turno, sarà invece l’occasione per discutere anche degli ultimi sviluppi in Siria e, secondo una prima bozza di comunicato resa nota da Bloomberg, la tutela delle minoranze sarà condizione necessaria posta al nuovo governo siriano per ottenere il sostegno dei Sette Grandi. Gli Stati Uniti – ha fatto sapere il segretario di Stato uscente Antony Blinken – esigono un processo di transizione “inclusivo e trasparente”, che dia assistenza umanitaria ai civili, distrugga le armi chimiche, e impedisca alla Siria di tornare a essere “una base del terrorismo” o “una minaccia per i suoi vicini”.
Secondo Netanyahu, l’operazione Fionda “è simile a ciò che fece la Royal Air Force britannica quando bombardò la
Marina del regime di Vichy che collaborava con i nazisti, per impedire che finisse proprio nelle mani dei nazisti”.
Stefania Losito
Fonte Radio Norba