Febbraio 22, 2025

Papa Francesco non è fuori pericolo, i medici del Gemelli: “Basta poco per creare uno squilibrio”

Policlinico-Gemelli-Roma-Ufficiale-Facebook-300x175
Policlinico-Gemelli-Roma-Ufficiale-Facebook-300x175

Il quadro clinico di Papa Francesco mostra segnali di miglioramento, ma non è fuori pericolo. Lo dice chiaramente Sergio Alfieri, chirurgo generale del dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche del Policlinico Gemelli di Roma, dove da otto giorni è ricoverato il pontefice con una polmonite bilaterale. “Il vero rischio è che possa determinarsi una condizione di sepsi”, hanno evidenziato i medici che lo hanno in cura. Una condizione che, al momento, hanno precisato, non è presente.

Papa Francesco “è fuori pericolo? No. Ma al momento non è in pericolo di vita”, occorre “superare questa fase critica”. Alfieri, capo dell’equipe medica che tiene in cura il Pontefice, e il dottor Luigi Carbone, che lo segue a Santa Marta, hanno tenuto un briefing con la stampa, a una settimana dal suo ricovero. Un aggiornamento chiaro e trasparente voluto fortemente dallo stesso Papa, che, secondo quanto riferisce Alfieri, “sa della gravità, sa che è in pericolo” ma “vuole che si sappia la verità”, “basta fake news”.
La sepsi, spiega l’Istituto superiore di sanità, è una rara complicazione di un’infezione, le cui conseguenze possono essere molto gravi e potenzialmente mortali. Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo che danneggia tessuti e organi compromettendone il funzionamento. Le infezioni di origine batterica sono la causa più frequente. In rari casi sono implicate infezioni causate da virus o funghi. Il primo passo verso lo sviluppo della sepsi è il passaggio nel sangue dei microrganismi che hanno causato l’infezione localizzata. Tuttavia, se viene identificata e curata rapidamente, il recupero del malato può essere totale e privo di conseguenze a lungo termine.
Dunque, ha chiarito il professor Sergio Alfieri, “il vero pericolo è che i germi al momento localizzati nei polmoni
possano eventualmente passare nel sangue: in questo caso si determinerebbe una condizione di sepsi, difficile da gestire. Oggi, va precisato, questa condizione non c’è”.
Una situazione complessa in cui, hanno sottolineato i medici, “basta poco per creare uno squilibrio”, precisando che
l’obiettivo è debellare la polmonite bilaterale. Il Papa, tuttavia, è anche affetto da patologie croniche che, al contrario, non possono essere risolte. Si tratta di una condizione di bronchite asmatica e di bronchiectasia. La bronchite asmatica è una infiammazione dei bronchi, conseguente a un’infezione respiratoria da parte di batteri o virus. Provoca senso di costrizione al torace per le ridotte dimensioni delle vie aeree, con un aumento della frequenza respiratoria. La bronchiectasia è invece una patologia che determina una dilatazione irreversibile di una porzione dell’albero bronchiale dei polmoni. I sintomi includono tosse cronica e mancanza di respiro. Questa “anomala e permanente dilatazione dei bronchi – si spiega sul sito dell’Iss – induce una formazione cronica di variabili quantità di muco, frequentemente associata a una maggiore facilità a sviluppare infezioni polmonari”.

Stefania Losito

Fonte Radio Norba